Un approccio rischioso al multilinguismo
È vero che concentrarsi su una lingua aiuta a velocizzare l’apprendimento dell’altra? Questo tipo di approccio al bilinguismo ha delle conseguenze molto negative sulla vita di bambini e bambine bilingui. Eppure nel mio lavoro con le famiglie, mi capita spessissimo di dover rispondere a questa domanda.
Molte famiglie multilingui temono che parlare più di una lingua a casa possa rallentare l’acquisizione della lingua del paese in cui vivono. Per questo motivo, alcune prendono la difficile decisione di abbandonare la lingua familiare, la lingua parlata in casa, la lingua madre, pensando che così il/la bambino/a avrà meno difficoltà.
Ma questa scelta è davvero d’aiuto? Oppure comporta conseguenze a lungo termine?
Nel mio lavoro con famiglie multilingui, ho visto da vicino l’impatto di questa decisione. La ricerca e le esperienze reali dimostrano che sopprimere la lingua di casa può avere effetti negativi a livello cognitivo, emotivo e sociale.
Eppure, ancora oggi molte famiglie ricevono il consiglio di “concentrarsi sulla lingua del paese”, nella convinzione che questo accelererà il processo di apprendimento.
Spesso questo consiglio proviene da insegnanti o addirittura pediatri che non hanno una formazione sullo sviluppo multilingue.
Molti genitori, quindi, si sentono spinti ad abbandonare una lingua senza essere pienamente consapevoli delle conseguenze a lungo termine.

1. Perdita della lingua e distacco dalla famiglia
Uno degli effetti più profondi dell’abbandono della lingua familiare è la perdita di connessione con i propri cari. Nonni, parenti e persino gli stessi genitori possono avere difficoltà a comunicare con i propri figli quando la lingua condivisa non viene più parlata.
Per molte famiglie, la lingua non è solo un mezzo di comunicazione, ma un ponte verso le tradizioni, i valori e la storia familiare.
Quando i bambini smettono di parlare la lingua di casa:
- Perdono la possibilità di conversare in modo profondo con i parenti.
- Si crea distanza emotiva, portando a un senso di estraneità.
- L’identità familiare diventa più fragile, con il rischio di sentirsi meno legati alle proprie radici.
2. Implicazioni cognitive e scolastiche
Contrariamente al mito secondo cui più lingue “confondono” i bambini, la ricerca dimostra che il bilinguismo migliora la flessibilità cognitiva, le capacità di problem-solving e le funzioni esecutive.
E non importa quali siano le lingue parlate! Il cervello non fa discriminazione tra una lingua prestigiosa a livello mondiale e una lingua di minoranza, parlata da poche persone. Ne avevo parlato con la Prof.ssa Maria Garraffa per il progetto interviste di qualche anno fa.
Abbandonare una lingua non porta automaticamente ad una maggiore competenza nella lingua maggioritaria. Anzi, i bambini perdono i benefici cognitivi del bilinguismo, come:
✔ Migliore memoria e capacità di concentrazione.
✔ Maggiore abilità nel multitasking.
✔ Aumento della creatività e del pensiero critico.
Inoltre, avere una solida base in una lingua familiare favorisce il successo scolastico. Studi dimostrano che più un bambino sviluppa la propria lingua madre, più sarà facilitato nell’apprendere a leggere e scrivere nella lingua della scuola. I bambini che continuano a usare la loro lingua familiare ottengono spesso risultati migliori a scuola rispetto a quelli che la abbandonano.
3. Quando i bambini vengono “zittiti”
Una delle conseguenze più dolorose dell’abbandono di una lingua è che i bambini, di fatto, vengono messi a tacere.
📍 Iniziano il loro percorso scolastico con il potenziale di diventare bilingui, ma finiscono per uscire dalla scuola come monolingui.
📍 Perdono non solo una lingua, ma un’intera identità linguistica che avrebbe potuto essere coltivata.
Invece di valorizzare la loro naturale capacità di imparare più lingue, ai bambini viene fatto sentire che una lingua è “sbagliata” o “meno importante”.
Questo può portare a:
❌ Bassa autostima e insicurezza nel parlare.
❌ Rifiuto della lingua familiare e della cultura d’origine.
❌ Senso di smarrimento identitario, con difficoltà a sentirsi parte di una comunità.
Il risultato? Un senso di appartenenza più fragile e, in alcuni casi, un totale distacco dalle proprie radici culturali.

4. Difficoltà emotive e identitarie
La lingua è profondamente legata all’identità.
Quando i bambini vengono scoraggiati dall’usare la propria lingua familiare, possono provare vergogna o confusione rispetto alle loro origini. Alcuni interiorizzano l’idea che la loro lingua sia meno importante o persino indesiderata, portandoli a rifiutare parte della loro identità.
Questo è particolarmente problematico per i bambini e le bambine che crescono in contesti migratori, e che devono già navigare tra due culture. Se non hanno una solida base nella loro lingua familiare, possono trovarsi in difficoltà nel definire il proprio senso di appartenenza: né pienamente parte della cultura di origine, né completamente integrati nella cultura del paese in cui vivono.
5. Rimpianti a lungo termine e tentativi di recupero linguistico
Molti adulti che hanno perso la loro lingua familiare da bambini se ne pentono amaramente da grandi.
Molti, crescendo, provano a riappropriarsi della loro lingua d’infanzia, ma reimparare una lingua che è stata abbandonata è molto più difficile che mantenerla fin dall’inizio. Questo processo può avere un impatto emotivo significativo, generando sentimenti di frustrazione o risentimento verso i genitori o il sistema scolastico che ha scoraggiato il bilinguismo.
Nel corso degli anni, ho avuto molti studenti adulti nei miei corsi di italiano che non cercavano solo di imparare una nuova lingua, ma di riconnettersi con una parte di sé che avevano perso.
Loro sono fortunati: l’italiano è una lingua ampiamente insegnata, con molte risorse disponibili.
Ma cosa succede per le lingue meno diffuse, per cui non esistono corsi o materiali didattici? Molte lingue, soprattutto quelle delle comunità più piccole, rischiano di scomparire completamente se non vengono trasmesse alle nuove generazioni.
Un approccio più efficace: sostenere lo sviluppo multilingue
Invece di abbandonare una lingua, le famiglie possono adottare strategie per far crescere entrambe le lingue con successo.
✅ Creare un piano linguistico familiare: Stabilire una strategia chiara e sostenibile.
✅ Integrare la lingua familiare nella vita quotidiana: Raccontare storie, cantare canzoni, mantenere le tradizioni.
✅ Cercare supporto nella comunità: Partecipare a gruppi, scuole bilingui o programmi linguistici.
✅ Normalizzare il multilinguismo: Far capire ai bambini che parlare più lingue è un vantaggio, non un ostacolo.
🔹 Approfondisco queste strategie nel mio libro Mamma, che lingua!, dove analizzo i falsi miti sull’educazione multilingue e fornisco strumenti pratici per crescere bambini bilingui.

Conclusione
Abbandonare una lingua può sembrare una soluzione facile nel breve termine, ma porta conseguenze che influiscono sullo sviluppo cognitivo, sul benessere emotivo e sull’identità culturale.
Invece di eliminare una lingua, aiutiamo i bambini e le bambine a valorizzare il loro multilinguismo, offrendo loro il dono di connessioni più profonde, più opportunità e maggiore sicurezza in sé stessi.
💡 Stai cercando la strategia migliore per la tua famiglia? 📩 Prenota una consulenza con me e troviamo insieme la soluzione ideale! Ti basta cliccare qui!
Per saperne di più:
- Bialystok, E., Craik, F. I. M., & Luk, G. (2012). Bilingualism: Consequences for mind and brain. Trends in Cognitive Sciences, 16(4), 240–250.
- Cho, G., & Krashen, S. (1998). The negative consequences of heritage language loss and why we should care. In S. Krashen, L. Tse, & J. McQuillan (Eds.), Heritage language development (pp. 31–40). Language Education Associates.
- Cummins, J. (2001). Bilingual children’s mother tongue: Why is it important for education? Sprogforum, 7(19), 15–20.